“Fare gol” non è mai stato così difficile per un calciatore. Tre giorni fa il presidente degli allenatori spagnoli Miguel Galan pubblica sul suo profilo Twitter quattro allegati scritti in inglese che lasciano intendere il significato del contenuto attraverso parole chiave come “sex, consenter, anal, consent agreement, etc.”, indubbiamente appartenenti a un campo semantico chiaro. Già, ma perché il Presidente del CENAFE posta sui suoi social un allegato non di materia calcistica (non che le due cose siano necessariamente collegate) ma inerente alla sfera intima e sessuale? La risposta nel copy che accompagna le immagini: si tratta del nuovo “contratto consensuale” che sta circolando tra i giocatori della Liga della prima divisione, sottoscritto con le donne con le quale intrattengono relazioni di natura sessuale, un documento volto alla tutela di entrambe le parti al fine di non incorrere in epiloghi spiacevoli.
Lo storico relazionale dei giocatori spagnoli, infatti, non passa inosservato tanto che negli ultimi anni alcuni di essi sono stati denunciati e arrestati per violenza sessuale. Tra i casi più famosi, infatti, l’ex giocatore del Barça Dani Alves da Silva, condannato a quattro anni di reclusione per lo stupro di una ragazza avvenuto alla discoteca Sutton di Barcellona il 31 dicembre 2022, la condanna dell’ex Celta Vigo Hugo Malla a venti mesi di carcere per aver palpato la mascotte della squadra avversaria Espanyol, nel 2019 o il recente arresto dell’attaccante del Valencia Rafa Mil arrestato qualche settimana da per aver stuprato, insieme a un su amico, due giovani ragazze proprio dentro casa sua durante una festa.
Lo stereotipo del calciatore stupratore non piace agli spagnoli e quindi hanno redatto un contratto consensuale, con il quale il proponente (il calciatore) e il consenziente (la donna o uomo in questione) firmano uno scarico di responsabilità derivante dal rapporto sessuale. Ed è quindi che, snocciolando le varie clausole del contratto, è possibile individuare dei punti interessanti come la dichiarazione del contraccettivo utilizzato, la scelta tra il sesso anale o vaginale, se fare o meno i preliminari, il bacio a stampo o alla francese o se coinvolgere altre parti del corpo. Insomma, una lista della spesa con elenchi puntati e in cui il sesso è il prodotto consumato. In particolare, salta all’occhio il punto sei del presente contratto, intitolato “violenza accidentale”. Già la dicitura, appunto, lascia presagire che si tratti di una condizione ben precisa che riguarda il consenso di un rapporto sessuale, punto che lo stesso Galan, nella sua nota Twitter, considera aberrante per il paradosso del suo stesso contenuto. Il punto sei del contratto, infatti, contempla lo stupro accidentale nel caso in cui vi sia una penetrazione non consensuale, ma senza colpa né intenzione. In parole povere, se durante un rapporto sessuale l’uomo penetra orifizi femminili non concessi tramite l’accordo firmato, la colpa ricade sull’uomo e quindi può essere considerato responsabile di stupro salvo che, la donna non dichiari il suo consenso a seguito del rapporto sessuale, tramite un permesso retroattivo. In quel caso si tratterebbe di “stupro accidentale” e quindi non condannabile.
Questo scarico di colpa reciproco, finalizzato alla tutela dei giocatori per evitare di continuare a macchiare la loro categoria, additandoli come stupratori, ci dà, però, una conferma: l’uomo ha bisogno di mettere a freno i suoi istinti sessuali attraverso un consenso sottoscritto con il quale “si impegna” a rispettare la donna e quest’ultima deve dichiarare in cosa consisterà il rapporto sessuale per meritare credibilità. Questo documento non rappresenta solo lo svilimento dell’intimità tra due persone, ma un alibi per dimostrare la propria innocenza nella definizione di stupro, delineando sfumature anche per considerarlo tale, nel caso di non intenzionalità da parte dell’uomo. Ma è davvero possibile definire un rapporto sessuale attraverso una dichiarazione scritta, renderlo un automatismo seguendo meccanicamente cosa è consentito e cosa non lo sia. Ma, soprattutto, è una tutela per gli uomini oppure una trappola per le donne che dichiarano uno stupro per raggiungere altri fini?
