Amore per un uomo, amore per una donna, amore per la famiglia, amore per i figli, amore per gli amici. E amore per sé stessi. La manfrina che ci ripetono dall’adolescenza fino all’età adulta che “per piacere agli altri occorre, in primis, piacere a sé stessi” è ormai un assioma superato, considerato nella sua essenza più profonda. Abbracciare il proprio corpo nella sua interezza ed essere tolleranti nei confronti dei difetti, è un percorso complesso che porta necessariamente all’accettazione trasversale di sé stessi e, di conseguenza, aiuta uomini e donne a relazionarsi in modo disteso non conflittuale. In un certo senso il nudo artistico, nell’arte, nasce proprio dall’esigenza di rappresentare non solo un corpo nudo in quanto carne senza veli, ma che comunichi allo stesso tempo un’emozione, un racconto, un movimento interiore. In questo senso, quindi, il corpo diventa estensione ed espressione di un intento.
Nella manifestazione del nudo oggi e nella sua rappresentazione attraverso battaglie mediatiche più o meno importanti, l’esposizione integrale del corpo – femminile – è diventato simbolo di emancipazione volto alla liberazione dagli stereotipi che influenzano la narrazione cinematografica, pubblicitaria e artistica e si è configurato anche come mezzo di comunicazione necessario -?- per una nuova forma di attivismo femminile che mira a contrastare maschilismo e sessismo. C’è un elemento, però, in questa transizione delicata, che pone le donne al centro di un dibattito controverso: il rischio che questa voglia smodata di libertà ed emancipazione attraverso il corpo diventi semplice ostentazione finalizzata a un profitto.
Nel panorama artistico attuale, infatti, parlando di simboli femminili di questa battaglia di emancipazione attraverso il corpo, Elodie può essere considerata paladina del nudo ai fini di riscatto. La cantante italiana ha più volte espresso con fierezza il suo rapporto confidenziale con la nudità e più volte ha affermato fermamente il diritto di utilizzare e mostrare il proprio corpo secondo le sue convinzioni, affermando poi l’evoluzione dello scatto che, da simbolo artistico, diventa manifesto politico per esprimere la necessità di urlare libertà in un periodo in cui è difficile il riscatto femminile. Pensiero lineare rispetto un problema evidente non solo nel nostro Paese. Tuttavia, ripercorrendo l’excursus professionale di Elodie, è innegabile constatare quanto una linea di pensiero integra e basata su una verità oggettiva, sia affiancata anche da intenti mirati a far parlare di quel corpo in termini di vendita e profitto. Un manifesto politico che diventa progressivamente simbolo capitalistico dell’industria discografica in il corpo diventa linfa vitale per la fama, venerato ma anche giudicato da quello stesso pubblico che Elodie, in primis, addita come maschilista ma che, di fatto, aumenta il suo profitto. E di questo ne è consapevole, come lo sono i produttori e il pubblico stesso. Non solo lei, ma altre artiste italiane si sono omologate a un mercato musicale che vede il corpo femminile e in particolare la nudità e l’audacia lo strumento primordiale di profitto in cui la performance antecede su tutto il resto.
Elodie, infatti, è uno dei volti, anzi dei corpi, della 51esima edizione del Calendario aziendali Pirelli, quest’anno intitolato “Refresh and Renewal”, un progetto che celebra il ritorno alla sensualità e al nudo come forme d’arte. A firmarlo, Ethan James Green, fotografo 34enne tra i più apprezzati dalla moda e 40esimo a scattare un Calendario Pirelli che ha scelto, tra i quaranta volti del progetto, la cantante romana, in Italia simbolo di resistenza e dissenso considerate le sue dichiarazioni sul tema femminile. Elodie, dopo aver annunciato la sua adesione al calendario con un video postato su Instagram, ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta a prendere parte al progetto, considerato un atto politico e un invito a tutte le donne a reclamare il diritto di esistere e di essere viste, per quello che sono e per come scelgono di mostrarsi. «Mi accusano di sessualizzare e mi fa ridere: vorrei chiedere cosa significa davvero» ha dichiarato, in riferimento ai commenti sessisti cui è vittima dagli albori della sua carriera come pop star. La sua contestazione rispetto una mentalità radicata in un filone di pensiero che considera la donna fisicamente esposta come un valore aggiunto – specie in ambito lavorativo – ma provocatrice agli occhi degli uomini e delle donne, espressione, in realtà, di una società ipocrita cheda un lato esalta la bellezza femminile, dall’altro tenta di incasellarla entro limiti morali ristretti. Elodie sfida apertamente questa contraddizione, con l’adesione al Calendario Pirelli e non solo, proponendo un nuovo modo di vedere la bellezza e la sensualità.
Un presupposto che non considera, però, (o forse si) il fatto che sia Elodie, sia altre artiste, nel tentativo di affermare un dissenso e un’emancipazione femminile mediante la nudità, si piegano alla richiesta dell’industria musicale che utilizza tutti gli strumenti necessari, comprese apparenti battaglie femministe, per vendere e spingere la maggior parte dei target di pubblico a seguire quei tanto acclamati manifesti politici seguiti dalla vendita dei biglietti per i concerti. Una battaglia politica che di politico ha solo una montagna di parole finalizzate al consenso.
