Ortoressia, vigoressia e integralismo alimentare: schiavi del cibo sano e del fitness

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Michelangelo Buonarroti - David, 1501/1504 - Galleria dell’Accademia, Firenze

Chi non ha mai sognato di avere un fisico scolpito e di sentirsi in forma? Tutti noi, chi più chi meno, coviamo il desiderio di essere belli e attraenti, per il prossimo, ma anche e soprattutto per noi stessi.

Se però questa aspirazione diventa un imperativo assillante e pervasivo, di fatto viene superato il limite oltre il quale dobbiamo iniziare a parlare di un disturbo patologico.

L’ortoressia è un’attenzione malsana, una preoccupazione patologica verso il cibo puro e sano pensando che questa sia la strada per ottenere un benessere duraturo.

La vigoressia, o bigoressia, è una forma di dismorfofobia, contraddistinta dalla continua ossessione per il tono muscolare, l’allenamento, la massa magra, una dieta ipocalorica e iperproteica e, infine, la tenuta atletica del corpo.

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Fanno pendant con: ossessione, malessere, fragilità, insicurezza, paura, ansia da prestazione, depressione, insoddisfazione, pesantezza.

Si contrappongono a: felicità, intelligenza emotiva, consapevolezza di sé, leggerezza, appagamento.

Tutt’altra cosa rispetto a: salute.

Capiamo perché

L’istinto di curare il proprio corpo e la propria forma fisica, oltre a far parte ormai del nostro bagaglio culturale, ha anche uno scopo evolutivo e, in quanto tale, una certa attenzione all’organismo sofisticatissimo dentro cui viviamo le nostre vite è assolutamente comprensibile e condivisibile.

Tuttavia, da quando il cinema, la moda e i media hanno attribuito alla fisicità un ruolo di fondamentale rilevanza nel complesso di valori che definiscono una persona (erano circa gli anni ‘60), l’argomento ha assunto tinte sempre più scure, sconfinando soventemente in disturbi di carattere psicologico.

Anoressia e bulimia sono forse tra quelli più tristemente noti ma, oggi come oggi, anche il salutismo, che invece dovrebbe essere indice di buona salute, è una linea di pensiero compromessa dal fanatismo.

Chi soffre di ortoressia o di vigoressia infatti è così ossessionato dalla perfezione del corpo, dal punto di vista funzionale ed estetico, da diventare schiavo del cibo e dell’esercizio fisico, perseguendo ironicamente un’ideale di salute che porta allo sfinimento e alla frustrazione psicologica.

Il concetto di salute viene quindi così estremizzato da approdare a quello che potremmo definire integralismo alimentare che, potenziato dall’autoillusione di inseguire un nobile obiettivo, riduce l’individuo ad una lotta contro se stesso.

Aldilà della mistificazione c’è una chiara sintesi logica tra bellezza e benessere figlia di una società scevra di intelligenza emotiva.

I dati sulla diffusione dei casi di ortoressia e vigoressia in Italia non sono ancora certi, a causa di una metodologia diagnostica non ben definita, ma guardandosi intorno, in strada come nel web, è facile farsi un’idea.

E qui sotto un elenco quasi random di parole da tenere a mente

Dagli archivi di Stay

Body Positive. Una riflessione controcorrente su un fenomeno celebrato come rimedio ai disturbi alimentari. Da un bellissimo articolo di Amina Al Kodsi sul culto della magrezza occidentale.

Zuccherini per nostalgici

ALBUM. Pieni di volti e di storie, sono tra i libri più emozionanti da sfogliare, perché raccontano la nostra vita da prospettive e piani temporali tutti diversi.

VS: contro i bias cognitivi

PREZZO VS VALORE.

  • L’equivalente in unità monetarie di un bene o di un oggetto, di un servizio o di una prestazione.
  • Possesso di alte doti intellettuali e morali, o alto grado di capacità professionale.

In sostanza: se l’amore di una persona non lo paghi, non vuol dire che non abbia valore, ma che hai avuto una bella botta di cul.

Teresa Giannini

Laureata in Architettura e animata da un’insaziabile curiosità verso lo scibile, si destreggia dal 2019 tra il mondo dell’abitare e quello dell’editoria, collaborando con Studi tecnici e lavorando nel settore del giornalismo e della comunicazione fino a conseguire il titolo di pubblicista. Per Stay. cura “La linguaccia”: una rubrica della newsletter edita su Substack che indaga i fenomeni sociali della contemporaneità romana, a partire dallo studio del linguaggio quotidiano.

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